Scram 411
LA BASE TECNICA È QUELLA DELLA HIMALAYAN, MA L’IMPOSTAZIONE È PIÙ URBANA E C’È MOLTA PIÙ ATTENZIONE AL COLPO D’OCCHIO, CON TANTI ABBINAMENTI GRAFICI ACCATTIVANTI
La base tecnica è dunque la stessa della Himalayan 411, ma con la ruota anteriore da 19” anziché 21” ed escursione delle sospensioni ridotta di 10 mm. Ultra-classico lo schema tecnico, con il telaio monotrave in acciaio che il motore monocilindrico a iniezione raffreddato ad aria, sviluppato ex novo per questa piattaforma e che, come per tutte le moto indiane, punta più sull’efficienza termodinamica e quindi sui bassi consumi che sulla potenza. Ci sono comunque 24,3 CV a 6.500 giri/min, più che sufficienti a muoversi con brio in città, anche perché la coppia massima di 32 Nm è erogata ad appena 4.250 giri/min.
Le ruote, sempre snelle nel canale e calzate da gomme 90/90-19 anteriore e 120/90-17 posteriore, mantengono la costruzione a raggi. Resta invariato anche l’impianto frenante, con due dischi da 300 e 240 mm e ABS a due canali, qui però non disinseribile al posteriore. La forcella di tipo tradizionale con steli da 41 mm ha 190 mm di corsa e il mono, montato su leveraggi, 180 mm. L’altezza della sella scende appena, da 800 mm a 795 mm, e il peso non arriva a 200 kg con il pieno di benzina.
Semplice non vuol dire povera
Se la Himalayan era volutamente spartana, la Scram 411 è più ricercata nel look, con accostamenti cromatici vivaci e giovanili e un colpo d’occhio più modaiolo. In vista di un utilizzo più urbano, rinuncia infatti alla protezione serbatoio/portafaro in tubi e al piccolo plexi verticale per lasciar spazio a due piccole appendici nella parte anteriore del serbatoio e a un portafaro a mascherina. Inoltre la sella è in pezzo unico anziché in due pezzi, e la parte posteriore – parafango, luci, frecce, targa – è nuova. Il cruscotto si compone di uno strumento circolare misto analogico-digitale, semplice ma completo, cui si affianca come sulla Himalayan e la Meteor il navigatore a icone “Tripper”, sviluppato con Google, che si appoggia allo smartphone.
Per chi è insomma in cerca di una moto dal sapore adventure, ma facile facile nell’approccio e morigerata sia all’acquisto che in esercizio, la Scram 411 diventa allora un’alternativa veramente interessante. A cominciare dal prezzo, che parte da 5.260 euro chiavi in mano: una cifra inferiore a quella di molte 125 per una moto semplice ma non povera, curata nella costruzione e che pur nascendo per l’utilizzo urbano non pone veri limiti ai viaggi, purché a velocità ragionevole.
In sella
La Scram 411 accoglie a bordo con facilità, anche se la sella non è rasoterra e le dimensioni generali sono più abbondanti rispetto alla piattaforma 350 (Meteor e Classic). Non sembra pesante, ma il rumore di acciaio pieno che fa il cavalletto ti segnala subito che la concezione di base di questa moto è quella di una volta. L’abitabilità è ottima, con una sella ampia e ben conformata, un manubrio largo ma non troppo e pedane correttamente posizionate che determinano un busto eretto e ginocchia poco flesse. Sempre rispetto alle 350, la sensazione è quella di una moto un po’ più spartana, ma sempre solida nelle sensazioni.
Il motore è molto silenzioso, pulsa in maniera gentile ma più avvertibile rispetto al 350; del resto offre anche una spinta più sostanziosa. È sempre un corsa lunga che non ama gli alti regimi, ma offre in compenso una inaspettata elasticità e accetta le marce alte anche a basso regime, consentendo di ricorrere poco al peraltro morbido cambio (5 i rapporti). Rispetto al 350 c’è anche qualche vibrazione in più, ma siamo comunque sempre su ottimi livelli di comfort. A questo proposito, l’abbinata sospensioni-sella fa veramente un lavoro egregio e la maggior parte delle situazioni cittadine, come il pavé o le piccole buche, vengono digerite alla grande; solo nelle buche più profonde passa qualche colpo a chi guida.
Ciclistica a punto
Rispetto alla Himalayan, il cui avantreno un po’ pesante non ci aveva mai convinto troppo, l’abbinata 19”-17” della Scram risulta molto più naturale e fluida in tutte le fasi di guida. Nei cambi di direzione l’altezza del baricentro si sente, ma mai in modo fastidioso. Le sospensioni, come detto molto confortevoli, non per questo sono cedevoli anche se a dire il vero la forcella non affonda in frenata a causa soprattutto dello scarso mordente del disco anteriore, che a livello di feeling sembra quasi un tamburo. Ci è stato detto che è una scelta voluta per non mettere in difficoltà i neofiti e in effetti è perfetta in fuoristrada; ma nelle situazioni urbane di emergenza si vorrebbe ben più potenza – anche perché a salvaguardare neofiti e no ci pensa l’ABS.
Quando forzi il ritmo riemergono le geometrie non proprio a punto della Himalayan, in particolare l’avantreno un po’ impreciso e macchinoso nei cambi di direzione. Ma qui la situazione è migliore che non sulla cugina adventure e comunque parliamo di andature per niente consone all’indole della Scram 411, tutto tranne che una moto che ti metta fretta. Andando a spasso è in assoluto molto gradevole: facilissima da manovrare anche alle velocità più basse e comunicativa in ogni fase di guida: un vero piacere. E nei trasferimenti autostradali raggiunge la velocità di legge, cosa che le sorelline 350 non riescono a fare; l’esposizione all’aria è però totale.
VARIANTI DISPONIBILI
GRAPHITE BLUE – 5200€
GRAPHITE RED – 5200€
GRAPHITE YELLOW – 5200€
WHITE FLAME – 5300€
SILVER SPIRIT – 5300€
BLAZING BLACK – 5300€
SKYLINE BLU – 5300€
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